Forse ormai parlare di e-learning significa parlare di un calderone dove ci sono troppe cose.E cose troppo diverse.
Due tendenze mi sembra che emergano chiaramente: da un lato, l’e-learning diventa “social”; dall’altro cerca di emozionare.
Segnalo due esempi in merito: leggo su AlmaTwo che è nata una piattaforma….integrata con Facebook! (Tra l’altro Udutu (ho iniziato a provarlo oggi) ha anche un applicativo di authoring gratuito, che pubblica oggetti Scorm 2004 o 1.2, totalmente online (lo trovate nella recensione di AlmaTwo). Direi che è una tendenza ormai irreversibile anche se probabilmente per ora diffusa in ambito accademico o dei professional, non so ancora quanto diffusa nelle aziende (nel nostro piccolo, proveremo a sperimentare cose di questo tipo).
L’altra tendenza, di cui ormai abbiamo parlato varie volte, è quella di emozionare (come dice Amanda Ronzoni sul blog di Dms): con i learning games, con le tecniche cinematografiche, ormai anche con il corpo (mi viene in mente la console Wii e la pedana Wii Fit…se vogliamo, anche quello è apprendimento mediato da una tecnologia).
Insomma, si va velocemente verso queste due direzioni. Significa che i corsi come li abbiamo visti fino ad oggi sono destinati a sparire? Non necessariamente: personalmente, credo che non si potranno più ignorare questi tipi di approcci (e i relativi strumenti) e che quantomeno si dovranno incorporare in tutto quello che si fa.
O no?
(c’è anche la tendenza “mobile”, cioé l’apprendimento ubiquo – cellulari, palmari, PDA – che va di pari passo con la pervasività del web; ma ne parleremo un’altra volta).
13 settembre, 2008 at 9:20 am
E’ vero, si parla molto di “social learning”, purtroppo il fatto che se ne parli soprattutto in ambito accademico non fa ben sperare per il suo futuro 😀 (scusate, ma non ho più molta fiducia nelle nostre istituzioni… )
13 settembre, 2008 at 12:47 PM
A parte l’e-learning “informale”, se è per quello anche tutte le pratiche “social” (partecipare alla conversazione, in estrema sintesi) non sono ancora state molto prese in considerazione dalle imprese. Figuriamoci l’e-learning informale… però penso sia solo questione di tempo.
16 settembre, 2008 at 5:16 PM
Ciao Alberto e Max,
Ho qualche dubbio che emergano aspetti come il social learning o l’informal learning in ambito aziendale. In primo luogo perchè spesso gli utenti sono poco motivati a seguire il corso, figuriamoci poi condividere o costruire conoscenza in modo collaborativo.
In più tenete presente che questi percorsi formativi (proprio perchè “social” e “informal”) possono prendere strade inaspettate, ricevere critiche indesiderate, e via dicendo. E non penso che la cosa sia gradita ai responsabili della formazione.
Lorenz
PS
State dando un occhio al corso di Siemens e Downes?
17 settembre, 2008 at 7:17 am
Ciao Lorenz,
diciamo che il mio era più un auspicio che una previsione in effetti. Credo abbastanza nelle potenzialità dell’apprendimento collaborativo, sociale, informale (chiamiamolo come vogliamo), ma ti do’ ragione alla grande su quello che dici: se non c’è la motivazione, questa modalità diventa un flop (mentre il corso tradizionale, se non c’è la motivazione, almeno gli utenti lo fanno e buonanotte). Vero anche l’aspetto delle strade inaspettate: per come sono io, sarei contento di percorrere delle strade anche impreviste ma comprendo che un responsabile formazione magari no..
Morale: forse – almeno in Italia – (all’estero l’ho visto funzionare anche in gruppi aziendali) questa roba può funzionare bene tra gruppi di professional seri e motivati.
17 settembre, 2008 at 7:20 am
PS – rispetto al corso di Siemens e Downes: no, ma dopo il tuo commento sono andato a riprendere il tuo post in merito e ci darò un’occhiata. Grazie!
22 settembre, 2008 at 2:58 PM
Devo dire che condivido le perplessità di Lorenz, anzi prima o poi troverò il tempo di scrivere in maniera critica e più approfondita un bel post con miei dubbi sul social learning e sull’elearning “2.0”.
L’apprendimento informale è una cosa diversa: è qualcosa che già avviene e che semmai si potrebbe sfruttare per rendere più efficace la formazione in elearning (è questo il senso del mio commento all’articolo di upgrade nel post work integrated learning)
Ma è anche innegabile che, soprattutto tra gli utenti più giovani, le dinamiche “social” nell’utilizzo del web condizionano il modo di informarsi e quindi, implicitamente, anche di apprendere e formarsi. Nei prossimi anni avremo utenti che non solo sapranno sfruttare strumenti social, ma che se li aspetteranno come una modalità normale. Il vero punto allora sta nel gap tra quello che si potrebbe fare con gli strumenti a disposizione, e quello che si può fare con le persone a disposizione.