Dopo alcuni anni passati tra enti di formazione e progetti finanziati, da circa 3 anni io e Massimiliano ci siamo trovati a seguire attività elearning soprattutto in ambito corporate, e da queste esperienze è poi nato Elearnit. Ultimamente però stiamo ipotizzando nuovamente collaborazioni con enti di formazione o associazioni di categoria, e ogni volta che incontriamo una di queste organizzazioni, al primo accenno all’elearning vediamo inevitabilmente grandi reticenze e facce diffidenti e preoccupate. Sappiamo per esserci passati personalmente che questo atteggiamento deriva da una lunga serie di esperienze profondamente negative (dove “profondamente negative” è spesso un eufemismo, mentre a giudicare da certe reazioni il termine esatto sarebbe “terrificanti”) in svariati tentativi di far funzionare questa fantomatica formazione a distanza.
Allora (ma non parliamo poi di tanti anni fa) era di moda chiamare questo approccio e queste metodologie “FaD”, formazione a distanza, termine oggi caduto quasi in disuso. Lo so, tra di voi c’è qualcuno che ha partecipato a progetti che prevedevano la FaD e che a rileggere questo acronimo è appena stato preso da un morso allo stomaco e/o da brividi lungo la schiena, e ora è indeciso tra un malox e un aulin. Coraggio….
Perchè? Perchè, e ad essere onesti è uno dei motivi che ha fatto “emigrare” anche noi verso l’ambito corporate, FaD era diventata sinonimo di “progetti progettati male” senza una reale conoscenza dei metodi e delle tecnologie, con regole inadeguate dove si cercava di misurare la formazione a distanza come se fosse formazione d’aula, era sinonimo di difficoltà nel far capire l’approccio a docenti che temevano di essere bypassati e a tutor che lo vedevano solo come un lavoro in più, situazione che si ripercuoteva poi in difficoltà nel motivare i destinatari e nell’ottenere una reale fruizione dei corsi, con conseguenti enormi problemi in fase di rendicontazione.
Il tutto si inseriva poi perfettamente nella clamorosa esplosione della bolla “Nuove Tecnologie” che ha segnato i primi anni dopo il 2000: molti partner tecnologici si rivelavano improvvisamente fornitori di aria fritta.
Alla fine di tutto, quello che veniva chiesto in rendicontazione era (e forse è ancora): avete tutte le fatture dei docenti e dei fornitori? Vigliacchi a chiedere dei risultati reali, qualitativi! Anche questo, che era nella natura stessa dei finanziamenti, non ha certo incentivato la reale diffusione e il radicamento in queste strutture (proprio quelle che avevano la formazione come mission aziendale e core business) di una vera cultura dell’elearning.
In quelle esperienze mancavano completamente i criteri di efficienza economica e di efficacia organizzativa che misurano invece il successo di un intervento elearning in azienda: ma nella nostra esperienza sono stati proprio questi il vero acceleratore, e ora abbiamo clienti che formano online con successo centinaia di dipendenti, ottimizzando i costi e aumentando la formazione. Ragazzi, funziona davvero!
Sarà dura, ma oggi ci piacerebbe riprendere il discorso anche con queste strutture, ripartendo da nuove basi, o almeno da basi rinnovate:
- Abbiamo nuove tecnologie, meno costose e più accessibili, e sappiamo usarle meglio.
- Abbiamo nuovo know-how, sviluppato nell’esperienza quotidiana della formazione aziendale mediata dalla rete e dal computer.
Si tratta di creare una nuova cultura dell’elearning, si può creare un dialogo tra aziende, enti di formazione e associazioni di categoria. Le aziende possono insegnare pratiche di formazione a distanza a enti che possiedono strutture e capacità didattiche e organizzative, mentre le associazioni di categoria possono essere allo stesso tempo un veicolo e un contenitore di conoscenze verso il proprio bacino di utenza.
Io vedo solo un circolo virtuoso in cui tutti possono guadagnarci qualcosa, e che potrebbe finalmente portare a maturità gli ultimi 10 anni di esperienze sparse e disorganiche in questo ambito, riempiendo finalmente di sostanza l’espressione “società della conoscenza”.
E’ una sfida impossibile?
31 marzo, 2008 at 10:13 PM
quanto mai appropriata l’espressione “maledetta fad”, ma la colpa non è della fad ma di dilettanti che credendosi professionisti, complice la creduloneria di tanti sprovveduti committenti, hanno proposto pessima fad facendo danni incalcolabili. lo stesso che è avvenuto con il così detto e-learning e chissa quanto ci vorrà per recuperare credibilità. Ma se si continua ad insistere con la rielaborazione di contenuti (LO ecc….), laluve è ancora molto ma molto lontana
3 aprile, 2008 at 2:12 PM
Sì, condivido questa tua considerazione. E’ stato un problema diffuso in molti ambiti legati all’informatica, quando il costo delle tecnologie si è abbassato e il solo avere a disposizione degli strumenti più potenti è stato confuso con il saperli impiegare. Ne ho scritto nei giorni scorsi anche sul blog di Origyne: http://www.origyne.it/2008/03/28/una-cultura-imprenditoriale-del-web/
3 aprile, 2008 at 11:24 PM
Ciao Alberto qui provo a darti una risposta:
qui ho provato a risponderti